Il ministro Brunetta: «I cittadini potranno valutare i servizi pubblici con faccine negative o positive: in Cina funziona.
Via i bocciati se non cambiano».
ROMA
Anche nella pubblica amministrazione arrivano gli emoticon: le faccette sorridenti o con il broncio usate per gli sms o su internet per mandare veloci messaggi visivi serviranno ai cittadini per indicare il grado di soddisfazione o insoddisfazione verso un servizio reso dalla pubblica amministrazione. È questo quello a cui punta il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che ieri, nel corso della presentazione di una ricerca Ikma sui servizi erogati da regioni, province e comuni, ha parlato di un suo «sogno», di «una mappa in tempo reale della soddisfazione dei cittadini», attraverso questo strumento «usato dai cinesi durante le Olimpiadi».
L’obiettivo è anche quello di arrivare a punire le amministrazioni che non funzionano, perchè - ha detto il ministro - «se avessimo solo emoticon con la smorfia vuol dire che c’è qualcosa che non va e allora o si cambia o si interviene». «Gli italiani - ha aggiunto - non ne possono più di non avere voce in capitolo su servizi che sono parte rilevante della nostra vita». Ma di fatto, il cambiamento arriverà già a breve con l’approvazione delle norme sulla riforma della pubblica amministrazione, ora al Senato, che prevedono la fissazione di standard di qualità per i servizi nella pubblica amministrazione e un’Authority su tali standard e sulla customer satisfaction che mancano nella pubblica amministrazione al contrario di quanto avviene sui servizi dei privati dove, ha spiegato Brunetta, «è il prezzo ad esprimere il grado di soddisfazione o meno verso un prodotto».
«All’inizio - ha spiegato il ministro in riferimento a quanto previsto dalle norme - avremo una fotografia successivamente con il ’bastone e la carotà cercheremo di far convergere chi non si adegua e poi scatteranno le sanzioni». Brunetta infine ha sottolineato come queste norme insieme alla riforma federalista «cambieranno nell’arco della legislatura il rapporto tra il cittadino e la pubblica amministrazione».
Fonte:
La Stampa